Pallavolo Turchia – Il presidente Mehmet Akif Üstündağ annuncia 4 squadre turche nella prossima Champions e polemizza con Giovanni Guidetti sulle straniere in campo in Sultans Ligi
La notizia arriva dritta da un articolo di Özgür Koç per ajansspor.com e ha il sapore di una promessa ambiziosa, ma anche di una polemica che ribolle sotto la superficie. Mehmet Akif Üstündağ, presidente della Federazione Turca di Pallavolo, ha annunciato con toni trionfalistici che dalla prossima stagione la Champions League vedrà ben quattro squadre turche in gara. Un traguardo che, secondo lui, consacra il dominio del volley turco, sia a livello di club che di nazionale. Ma dietro le parole di entusiasmo si nasconde una stoccata velenosa, diretta a chi osa mettere in discussione il sistema.
Üstündağ non ci gira intorno: il volley turco è una potenza, e i risultati lo dimostrano. “Tre squadre in Champions League ogni anno, e ora ne avremo quattro. Questo è il profilo del nostro valore,” ha dichiarato a Tivibu Spor. Eppure, il presidente non nasconde una certa amarezza per il recente passato. La mancata semifinale tutta turca tra Fenerbahçe e Vakıfbank? “Una sfortuna,” dice, “altrimenti avremmo avuto almeno due squadre in finale.” E l’eliminazione di Eczacıbaşı? Colpa di “sfortune e infortuni.” Insomma, il destino ha remato contro, ma il futuro sembra roseo. O almeno, così vuole far credere.
Il vero fuoco, però, si accende quando si parla di Giovanni Guidetti, l’ex allenatore della nazionale turca e attuale coach di Vakıfbank. Guidetti ha osato collegare la presenza di una sola squadra turca nel Final Four di Champions alla regola degli stranieri, che in Italia è più permissiva (cinque stranieri in campo, senza limiti in panchina). Un’uscita che Üstündağ ha bollato come inaccettabile. “Non approvo le sue parole,” tuona. “Quando Guidetti allenava la nazionale per cinque anni, non si lamentava delle regole. Ora che è a Vakıfbank, improvvisamente il problema sono gli stranieri? Non è coerente.” E rincara la dose: “Finché sarò in carica, mai permetterò un quarto straniero in campo. Tre è il limite, il resto sono dettagli.”
Üstündağ si dipinge come un paladino del volley turco, un uomo che ha dedicato la vita a portare il paese al top. “Siamo campioni d’Europa, campioni della Nations League, semifinalisti olimpici nonostante infortuni e difficoltà. E ora discutiamo di stranieri? È una polemica sterile, mossa da interessi personali,” sbotta, con un chiaro riferimento a Guidetti. La sua Federazione, assicura, è un modello di efficienza, e i successi parlano da soli. Ma allora perché tanto livore? Forse perché le critiche, anche se velate, toccano un nervo scoperto.
Guidetti, dal canto suo, aveva semplicemente osservato che in Italia le squadre possono schierare più stranieri, rendendo la competizione più facile per club come Conegliano o Scandicci. Un’analisi pragmatica, ma per Üstündağ è un affronto. La Turchia, secondo lui, non ha bisogno di copiare l’Italia: il suo sistema, con tre stranieri in campo e un massimo di due o tre in panchina, è più che sufficiente. E se i giocatori turchi trovano meno spazio? “Vadano in altri club,” taglia corto.
In questo scontro tra titani, emerge un quadro chiaro: il volley turco è una potenza, ma anche un’arena di ego e sensibilità. Üstündağ vuole proiettare un’immagine di forza e unità, ma le sue parole tradiscono un’insicurezza di fondo. Quattro squadre in Champions League saranno un trionfo, certo, ma la polemica sugli stranieri rivela che il cammino verso il dominio assoluto è ancora lungo. E, forse, più accidentato di quanto il presidente voglia ammettere.