(Laerte Salvini per iVolleymagazine.it) Tracciare una nuova strada. È questo il leitmotiv che accompagna il nuovo corso di Modena Volley, società che nelle ultime stagioni ha alternato entusiasmo e delusioni, in un PalaPanini che resta cornice di spettacolo, ma anche giudice severo. In questo vortice di emozioni c’è stato, e c’è ancora, Vlad Davyskiba: schiacciatore bielorusso che proprio nella città della pallavolo è cresciuto, diventando “maturo” e rappresentando una delle certezze più solide del gruppo oggi affidato a coach Giuliani. Se il nuovo corso gialloblù punta a costruire intorno a tanti giovani talenti, a soli 24 anni Davyskiba è già uno dei punti di riferimento tecnici e caratteriali.
RIPARTIRE – In casa Modena sono tante le novità. Una piccola rivoluzione, per provare ad aprire un nuovo ciclo: “Per ora sto vivendo questo momento molto bene. È chiaro che il fatto di non essere ancora al completo si sente: il livello non è ancora altissimo, ma tecnicamente stiamo lavorando bene. In sala pesi e sul piano fisico stiamo facendo un ottimo lavoro. Quest’anno la squadra è sicuramente più giovane, ma i ragazzi che abbiamo sono senza dubbio dei talenti. Hanno bisogno di giocare e di dimostrare il loro valore in campo. Sappiamo che a Modena non è mai semplice, ma questa è un’opportunità importante per tutti. Vedremo sul campo, ma io sono molto fiducioso. Sono contento di questo gruppo: stiamo bene insieme e i nuovi arrivati si stanno inserendo molto bene.”
IDENTITÀ – Al terzo anno con questa maglia, Davyskiba sarò uno dei giocatori più rappresentativi del collettivo: “A questa squadra voglio dare soprattutto tranquillità in campo, oltre alla qualità tecnica nei fondamentali in cui penso di poter fare la differenza. Poi ci sono i compagni più esperti, come Anzani e Massari, che ci aiutano molto. Essere un giocatore di Modena Volley significa vivere tantissime cose positive. L’anno scorso abbiamo giocato praticamente sempre in un palazzetto pieno. Se giochi male la gente non è contenta, ma quando vinci è un’emozione incredibile, che puoi provare solo qui.”
OBIETTIVI – Vietato mettere limiti, perché pur mantenendo i piedi per terra, l’ambizione di ogni sportivo, resta quella di superarsi: “Sì, questo è un progetto nuovo e sicuramente potrà nascere qualcosa di buono in futuro. Siamo giovani, abbiamo tempo davanti e possiamo crescere. Allo stesso tempo abbiamo accanto giocatori esperti che ci danno una mano nei momenti più difficili. Sono convinto che si possa costruire una buona squadra. Nel breve termine, però, nello sport l’obiettivo resta sempre lo stesso: vincere il più possibile. La società non ci ha ancora comunicato obiettivi precisi, ma saranno sicuramente alti e dovremo lavorare tanto per raggiungerli.”
MATURITÀ – “Secondo me non sono ancora arrivato al massimo, ma mi ci sto avvicinando. Ora ho 24 anni e penso che il picco della carriera sia intorno ai 26-27. Ho ancora qualche anno per crescere e darò tutto per diventare ancora più forte. Guardando indietro, sento di essere cambiato molto. A Monza ero un ragazzo giovane, in una situazione simile a quella che oggi vive Amir (Tizi-Oualou ndr). Le aspettative c’erano, ma io giocavo soprattutto per crescere e non per portare risultati. Qui invece sono un giocatore che deve garantire risultati: da questo punto di vista ho più responsabilità in campo. A Monza ero più sciolto, non avevo troppe cose a cui pensare. Qui invece bisogna vincere e quindi la pressione è maggiore, ma non mi pesa: anzi, è uno stimolo, una sfida che mi rende molto contento.”
FIDUCIA – “Appena arrivato, coach Giuliani ha chiarito subito come vuole che giochiamo, i ruoli e le responsabilità di ciascuno. Questo ci ha permesso di essere più tranquilli, perché ognuno sa cosa deve fare. Ha trasmesso fiducia anche a me personalmente: prima non ne avevo così tanta, ora invece sono cresciuto anche sotto questo aspetto. Negli ultimi anni ci sono stati inevitabilmente momenti difficili, ma non mi sono mai sentito davvero giù di morale. Penso a quando c’era ancora Bruno, o allo scorso anno, quando non riuscivamo a esprimere il nostro gioco come avremmo voluto. Non capivamo il perché e non era semplice. In quei momenti ci siamo confrontati tra di noi e con gli allenatori, e da lì ho imparato tanto. Fa parte dello sport: non puoi sempre vincere o sempre perdere. Sono contento di aver vissuto anche quelle fasi, perché mi hanno fatto crescere e mi hanno reso più forte.”