Le grandi manifestazioni, come il Mondiale nelle Philippines 2025, sono le occasioni migliori per aver degli incontri diretti con i nostri ragazzi azzurri. Giorno dopo giorno vengono fissati dall’ufficio stampa federale degli appuntamenti per passare qualche momento a palloni fermi, utilissimi per conoscere gli atleti.
Nell’antivigilia del match con il Belgio, per i quarti di finale, c’è stato un faccia a faccia tra i media presenti e Giovanni Gargiulo, uno dei volti nuovi della nazionale 2025. Come fosse un incontro tra amici il talento di Sorrento che ha raccontato l’inizio della sua carriera:
“Io ho cominciato a 15 anni a giocare a pallavolo, a Castellana Grotte, in Puglia, con un amico di famiglia. Io giocavo a tennis prima, e facevo anche nuoto, fino ai 15 anni. Nel nuoto ho fatto anche delle finali nazionali. C’era questo amico di famiglia di mio padre, suo figlio giocava a pallavolo, Marco Urago, è stato per tanti anni medico della Prisma. Mi ha detto, Gianni, perché non fai pallavolo? Perchè non provi? Il figlio ha giocato a Castellana, e con il Club Italia, all’epoca c’era Mario Barbiero a dirigere la squadra federale. – poi ha aggiunto – Vuoi fare un provino? Io quell’estate dovevo andare da mio padre, che aveva una piscina in gestione. Lui mi ha detto ‘dai vai, te la pago lo stesso una giornata’. Quindi ho pensato, guarda, me la pagano, non devo lavorare, proviamo, convinto che mi avrebbero rimandato a casa, perché io non sapevo fare niente”. Solo che poi alla fine del provino mi hanno detto, guarda, ci vediamo il 12 settembre. A quel punto era troppo tardi per dire no, quindi mi sono trovato a gpocare a pallavolo.
Poi ha continuato a raccontare Giovanni: “Io vivevo a Sorrento e non giocavo a pallavolo e mi sono trovato dopo una settimana a giocare sottorete, in una foresteria in Puglia, dopo una settimana. Ma di questa cosa va dato merito a mio padre che ha detto: è una esperienza che vale la pena fare, piuttosto che rinunciarci. E quindi sono andato subito”.
Che hai pensato quando ti sei fatto male durante la preparazione per il Mondiale?
“Eh, non posso dire proprio quello che ho pensato, non posso dire le esatte parole. Però diciamo che lì per lì, subito come mi sono fatto male, la sera dopo, quando era ancora in fase molto acuta, ho detto il Mondiale è andato, perché comunque non riuscivo a poggiare il piede”.
Chi mi ha dato una grossa mano è stato Daniele Lavia, perché mi ha chiamato per sapere come stavo e mi ha fatto vedere la mano ingessata, mi ha fatto ricordare che c’è sempre chi sta peggio. Effettivamente c’è chi sta peggio, se io ci posso provare, ci provo.
E poi un merito va allo staff, a tutti, che mi hanno più o meno rimesso in piedi per questa manifestazione. Quando hai cominciato a credere in questo fatto? Perché è stata proprio una cosa, non dico last minute, ma quasi…
Guarda, sicuramente ci sono state varie fasi.
“Diciamo che già al secondo o terzo giorno, quando avevo cominciato più o meno a poggiare il piede, già lì, siccome da pallavolista avevo già fatto delle scavigliature. Se comincio a poggiare il piede, allora magari possiamo vedere. Poi sono stato curato dal dottore Benelli, che è un grandissimo dottore, mi ha tenuto lì da lui due giorni, mi ha dato un po’ di fiducia. Poi siamo partiti per il Giappone, anche lì andava meglio. Poi quando siamo arrivati qui, ovviamente c’era da decidere.
Però già verso l’ultimo giorno che ero in Giappone ho ricominciato a fare qualcosa, il sei contro sei, i salti, quindi già lì sembrava un pochino meglio, poi è ovvio che devo ringraziare il coach, che comunque ho dato fiducia a un giocatore che non era, e non so dirti se è tuttora, al 100% fisicamente, e per questo sicuramente gli devo dire grazie
Una curiosità e poi lasciamo da parte questa cosa triste, diciamo, nel senso che ti avrà creato tante apprensioni. Ti hanno fatto le manipolazioni per il versamento, massaggi specifici?
“Sì, abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare”.
Sopportare o non sopportare il dolore incide nel recupero a quanto siamo a conoscenza. Perché la differenza tra le persone che recuperavano presto e quelle ci mettono più tempo, è data da quanto riescono a sopportare il dolore.
Allora, io non sopporto molto il dolore, però è quello che bisogna fare. Poi voglio dire un grazie al fisio della nazionale. Abbiamo fatto il volo da Roma al Giappone, che è lungo 12 ore, e lui è stato sveglio con me tutto il tempo. Abbiamo fatto 12 ore di terapia praticamente non-stop. Perché o facevamo la presso-terapia o lui mi manipolava. Cioè, a 10.000 metri eravamo lì, lui che mi toccava ho anche delle foto.
Noi lì in aereo, con le hostess che ci guardano male, con lui che mi tratta. Se uno ci pensa adesso, che è passato comunque poco tempo, già è divertente da raccontare.
La partita col Belgio: La prima è stata una sorpresa, perché non ve l’aspettavate. Oppure è successo qualcosa dopo quell’inizio equilibrato che vi ha un po’ destabilizzato?
“Io penso che si sta parlando tanto di un Mondiale delle sorprese, quando in realtà secondo me sono poche sorprese da dire. Sicuramente è inaspettato vedere certe squadre uscite ai gironi, come magari vedere una squadra come l’Italia perdere col Belgio, ma in realtà tutti se la possono giocare con tutti, assolutamente. Se noi guardiamo i singoli del Belgio, c’è Ferre Reggers, che sono anni, almeno due , che è tra i migliori opposti al mondo, c’è Sam Deroo, che è uno che per tutta la carriera ha giocato sempre ai top nei club europei. D’Hulst, che è stato a Civitanova e ha vinto tanto”. Poi ha ulteriormente approfondito il suo pensero “Sono comunque tutte squadre attrezzatissime. Quindi come gruppo poi sicuramente ti fa la differenza. Anche loro sono un gruppo affiatato, come tantissime altre squadre che si sono viste qui in questo mondiale. La stessa Finlandia che ha perso con loro è una squadra che nessuno avrebbe mai magari scommesso che sarebbe riuscita a eliminare la Francia da quel girone. Questo Mondiale sta facendo vedere che non è più come era una volta, con le sei, sette squadre top al mondo e le altre indietro. No, ce ne sono tantissime in realtà e questo mi fa molto piacere perché vuol dire che il nostro sport sta prendendo sempre più piede in campo internazionale.
Nell’ambito delle sorprese metti anche Gargiulo titolare? !Guarda io non credo ‘al titolare o non titolarei soprattutto in un discorso nazionale. Siamo 14 atleti tutti di altissimo livello, tutti potrebbero giocare. Sicuramente io penso che più che definire un giocatore titolare, bisogna capire quello che può dare, quello che serve alla squadra in questo momento. Quindi magari nelle partite in cui ho giocato ero più utile io per determinate caratteristiche, con quelle mie che magari funzionano meglio in quel determinato momento. Magari la prossima partita con il Belgio non partirò io o non partirà qualcun altro perché magari in quella determinata situazione c’è bisogno di qualcuno che abbia le caratteristiche per giocare quella partita. Questo è il bello di avere una panchina a lunga come possiamo averla noi qui in Italia.
Di avere avuto fiducia non dico che tu sia sorpreso o no… : “Mi fa piacere, mi fa sicuramente piacere. Tutti quelli che stanno qui vogliono giocare. Assolutamente. Altrimenti non staremo qui non c’è nessun giocatore da nessuna parte che dice a me sta bene stare in panchina. Tutti vogliono giocare. Quindi sicuramente mi fa piacere però ti ripeto, credo molto che bisogna mettere la squadra davanti al singolo.
Quindi io sono contento di giocare finché io posso dare una mano alla squadra. Quando mi rendo conto che io non potrei essere più d’aiuto alla squadra allora mi starà anche bene non giocare”.
Per fermare Reggers di cosa c’è bisogno?
Per fermare Reggers bisogna studiare bene la partita e capire cosa non abbiamo fatto nella partita precedente. Poi sicuramente ti ho detto che un giocatore che ci ha giocato più volte durante l’anno è un bellissimo giocatore. Sarà da studiare e da capire bene quale possa essere la tattica a muro piuttosto che staccare la palla in ricezione e capire bene queste cose e vedere poi quale può essere la soluzione migliore. Magari anche un connubio per tutte queste cose”
Che titolo di studio hai? “Io sono laureato in scienze motorie ho la magistrale in economia e management delle imprese sportive. Perché mia madre mi ha detto ‘Tu il pezzo di carta ce lo devi avere… “