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Pallavolo LeNostreInterviste – Pardo Mati: il “golden boy” della nuova Modena Volley

(Laerte Salvini per iVolleymagazine.it) Nei buoni risultati di Modena, alcuni dei quali arrivati contro pronostico e capaci di proiettare la squadra di Giuliani fino al quarto posto solitario in questo primo tratto di stagione, c’è anche la firma del giovane Pardo Mati. Dopo il percorso con le selezioni azzurre, il centrale classe 2006 guarda già al sogno di una futura convocazione con la seniores. Il presente, però, è tutto gialloblù: l’energia del PalaPanini, un contesto tecnico che valorizza chi vuole mettersi in discussione e quella fame tipica dei 19 anni che diventa carburante per superare avversari più esperti. Mati incarna perfettamente lo spirito della nuova Modena, un gruppo giovane che punta a far crescere i propri talenti e che nel ragazzone di Grosseto vede uno dei simboli più evidenti del progetto.

L’AVVIO – La stagione, per Mati ha un peso particolare: nonostante la concorrenza interna, sta già dimostrando il suo valore e la fiducia di Giuliani è diventata un elemento stabile del suo percorso. “Per la mia età questi anni saranno sicuramente delle stagioni di crescita – racconta – Sono molto contento della fiducia che mi dà la squadra. Penso alla mia crescita personale, ma alla base c’è sempre il risultato collettivo. Un rendimento così importante a dir la verità non ce lo aspettavamo, o meglio non così tanto. Non si tratta di fortuna, le vittorie sono tutto frutto del lavoro. Durante la preparazione ci siamo resi conto delle nostre possibilità, e che partire bene fosse possibile.”

RIFERIMENTI – Mati è al secondo anno in maglia Modena, in mezzo prima di tuffarsi in questo nuovo capitolo in SuperLega ci sono state le esperienze azzurre, dove ha conquistato l’argento ai Mondiali U21: “Non mi sento molto cambiato dall’anno scorso. Cerco sempre di lavorare, divertirmi e dare il massimo. L’esordio in A1, quello sì, mi ha cambiato molto: a livello mentale, di responsabilità verso la squadra e la società.” Tra le figure che ne guidano lo sviluppo, quella di Simone Anzani è centrale, oggi più che mai. “È un mio punto di riferimento. Ho la fortuna di giocare con uno dei centrali più forti di sempre, e soprattutto una persona molto umana che trasmette valori anche fuori dalla pallavolo. Anche se lui non pensa di influenzarmi, io sono sempre lì ad ascoltarlo e a prendere spunto.”

MODENA – L’ambiente del PalaPanini, tornato a spingere con forza, è un’altra componente che i giocatori vivono quotidianamente. “La spinta del pubblico è assolutamente nostra. Il palazzetto è sempre aperto, abbiamo interazioni con i tifosi anche durante la settimana. Sentiamo la loro presenza tutti i giorni e dobbiamo farne il nostro punto di forza.” Essere un giocatore di Modena, però, comporta anche responsabilità e un’attenzione mediatica superiore: “Più che pressione è un senso di responsabilità. Bisogna rappresentare una delle società più grandi d’Italia e del mondo. Modena ti dà tanto, e tu devi dare il massimo ogni giorno. Questo club per un giocatore è il massimo. Modena è praticamente perfetta: fisioterapia, palazzetto, staff. Ti mettono tutto a disposizione per far bene. L’unica cosa che serve da parte nostra è impegno e costanza.”

OBIETTIVI – All’interno di un progetto costruito su una base giovane, il futuro e i successi del club passano anche dalla crescita del centrale e dei tanti prospetti arrivati in questa stagione: “Si è visto tanto quest’anno: squadra giovane, nuovi innesti come Arthur Bento, Luca Porro. Con Amir (Tizi Oualou ndr) siamo all’inizio, ma l’intesa che si sta creando è buona sta andando bene. Questo per me è un bellissimo progetto. Non vedo l’ora che entri nel suo sviluppo, quest’anno o negli anni prossimi”.

Sul piano personale, gli obiettivi sono nitidi: “Vorrei giocare il più possibile, aiutare la squadra dentro e fuori dal campo e migliorare sempre.” I modelli da cui attingere, nel reparto dei centrali, non mancano: “Ho una grande fortuna. Anzani e Sanguinetti sono forti e diversi: Sanguinetti dominante in attacco, Anzani tecnico a muro. Posso rubare qualcosa da entrambi, ricevo sempre molti consigli. Un sogno? Penso che quello di qualsiasi sportivo è giocare con la maglia della propria nazione. È sempre stato il mio sogno: una convocazione in azzurro con la Nazionale seniores, anche solo per un collegiale.”