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Pallavolo SL – Micah Christenson, il regista di Verona: tra fame di crescita e la caccia all’eccellenza

Micah Christenson, il fuoriclasse statunitense e uno dei migliori palleggiatori del panorama mondiale, è la vera e propria “bussola” del gioco di Rana Verona, la squadra scaligera che si sta affermando come una delle nuove big del campionato di Superlega. A delineare il ritratto e le ambizioni del regista è un articolo di Matteo Fontana per il Corriere di Verona, che ne evidenzia la sublime perizia nel tocco di palla e la misurata, ma ambiziosa, visione.

Christenson è arrivato a Verona senza porsi aspettative, ma ha trovato un ambiente entusiasta e con una “grande fame di migliorare”. Questa spinta al progresso, secondo il palleggiatore, dipende in primo luogo da coach Fabio Soli e dal supporto di una società che concede lo spazio necessario per crescere.
Nonostante l’elogio di Andrea Lucchetta sulla possibilità di vincere lo Scudetto (“Giochiamo per quello, ed è ovvio che sia così”), l’atleta statunitense mantiene i piedi per terra: “La strada è molto lunga, non siamo vicini neppure ad assaggiare una sensazione di questo tipo”.

La recente, elettrizzante vittoria al tie-break in trasferta contro Perugia è un risultato importante, ma non nasconde le aree di miglioramento. Christenson insiste sulla necessità di lavorare sulla consistenza del gioco, in particolare sulla capacità di reagire nei momenti difficili, citando i set persi nettamente contro gli umbri.
Le vittorie su Piacenza e Trento, con l’unica sconfitta finora arrivata per mano di Civitanova, sono considerate un “bonus, un jolly” che aumenta l’esperienza di una “squadra giovane”. Queste sfide con le grandi sono una preziosa “chance per essere pronti a lottare insieme” e misurarsi con il livello più alto.

A cinque giornate dalla fine del girone d’andata, i miglioramenti devono toccare “tutte le fasi di gioco”. Il punto di partenza è la battuta: “Se facciamo bene al servizio, poi tutto va bene”. Tuttavia, l’obiettivo non è l’ace a ogni costo, ma saper gestire quando il servizio non incide, mettendo alla prova il sistema muro-difesa. Personalmente, Christenson punta a migliorare il feeling con i compagni e la distribuzione della palla.

Il regista ha a disposizione “delle ‘bestie'” in attacco come Keita, Darlan e Mozic, oltre a Sani, campione del mondo, e il talento naturale di Glatz. Rifiutando i paragoni, sottolinea che ogni atleta ha qualità differenti e che il suo ruolo è valorizzarne i mezzi.
La crescita per la squadra, secondo Christenson, passa dall’accettazione dell’imperfezione. La ricerca della perfezione assoluta è irrealistica; si possono e si devono vincere anche le “gare ‘sporche'”, quando non tutto riesce al meglio.

Tornato in Superlega dopo stagioni vincenti in Russia, allo Zenit Kazan, Christenson ha ritrovato un campionato “sempre pieno di campioni”, notando però un ringiovanimento della lega, con tanti emergenti tra i ventidue e i ventitré anni.
Il rapporto con coach Soli è improntato su “grandissimo rispetto”. Fin dal loro primo colloquio, il tecnico ha posto l’accento sul gioco prima dei risultati, poiché questi ultimi sono meno controllabili. È una visione che il palleggiatore condivide in pieno.
A Verona, Christenson si trova “meravigliosamente”, con la famiglia che ha visitato il Lago di Garda e stretto nuove amicizie. Per vincere, il cammino è lungo e richiede una serie di fattori imprevedibili come fortuna e salute, ma l’atleta è convinto del grandissimo valore della squadra, dell’eccellenza del coach e del supporto del club.
Il segreto ultimo, conclude, è uno: “arrivare in fondo, in finale, e vincere tre partite”.

Foto di Michele Benda