(Laerte Salvini per iVolleymagazine.it) Gianluca Galassi ha attraversato tappe diverse e decisive nella sua carriera: dagli inizi a Trento al passaggio a Perugia, poi a Monza e infine a Piacenza, dove oggi vive una nuova maturità tecnica e personale. Due anni intensi, segnati da alti e bassi ma soprattutto dalla costante volontà di affermarsi anche in campionato, dopo aver conquistato quasi tutto con la Nazionale, da campione del mondo in carica. Ora è anche papà di Leonardo, un ruolo che aggiunge profondità e responsabilità al suo percorso. In una Piacenza giovane e ambiziosa, Galassi rappresenta un punto di riferimento stabile, forte dell’esperienza che la scorsa domenica gli ha permesso di tagliare il traguardo delle 300 presenze in Superlega. “È un traguardo che, lo ammetto, non sapevo di aver raggiunto fino a quando me l’hai detto tu – il racconto di Galassi – Ma sono felicissimo. Non mi considero un veterano assoluto della Superlega, però facendo i conti questo è il mio decimo anno. Un percorso lungo, fatto di tante partite, tante squadre e tante persone con cui sono cresciuto. Mi porto dietro un bagaglio di esperienze enorme, che oggi sento più che mai.”
PATERNITÀ – Nella vita del centrale di Trento da poco tempo c’è anche il piccolo Leonardo, primogenito di casa Galassi: ”Con i compagni più grandi, quelli che sono già papà, mi sono confrontato moltissimo: mi hanno dato consigli preziosi, mi hanno fatto sentire supportato. Leo è ancora piccolino, non è ancora venuto davvero al palazzetto, ma l’arrivo di mio figlio mi ha cambiato tanto. Ero già una persona abbastanza responsabile, ma la paternità mi ha reso ancora più consapevole e maturo.”
RESPONSABILITÀ – In una Piacenza che ha deciso di cambiare, puntando su diversi prospetti, è indubbio che le qualità di Galassi servano anche lontano dal campo:”È cambiato molto rispetto agli anni scorsi, c’è stato un ricambio generazionale vero. Io mi sto ritagliando un ruolo da tramite: provo a fare un po’ il lavoro sporco, a unire i più esperti con i più giovani. A volte le differenze d’età sono importanti, da Simon a Seddik nel solo reparto centrali passano venti anni, e mantenere equilibrio nello spogliatoio conta. È un ruolo che mi viene naturale e che mi fa piacere assumere.”
ORIZZONTI – “La Coppa Italia è il nostro obiettivo a breve termine, senza dubbio. Ci tengo molto: ho giocato le Final Four con Monza, l’anno scorso l’abbiamo mancata per un soffio e vogliamo tornarci. Se poi riusciremo ad acquisire piena consapevolezza di ciò che siamo, non avrebbe senso metterci limiti. Sappiamo che Trento e Perugia sono avanti, è naturale, ma abbiamo dimostrato che possiamo lottare con chiunque. La stagione è lunga, e non vogliamo precluderci nulla.”
SODDISFAZIONI – La maglia biancorossa oggi è il presente di Galassi, ma la chiacchierata vola verso le emozioni azzurre, lui che è ormai uno dei senatori del gruppo di De Giorgi, messo insieme nel 2021:”Questo percorso con la Nazionale lo sento profondamente mio, ma soprattutto nostro. Quando parlo di Nazionale mi piace usare il plurale, perché siamo un gruppo speciale. I risultati e il gioco parlano per noi. La cosa più bella che ho sentito dire dopo il Mondiale è che la gente si era appassionata per come giocavamo, non solo perché vincevamo. Questo vuol dire moltissimo. È un ciclo ancora aperto, alimentato ogni anno dall’ingresso di giovani di talento: è un fuoco che non si spegne.”
MODELLO – Alla domanda se il gruppo azzurro sia replicabile nello spogliatoio di Piacenza, Galassi illustra la sua idea: “L’entusiasmo è simile, e la voglia di stare insieme anche. In Nazionale è diverso, si convive per mesi interi in hotel, quindi la creazione del gruppo è più intensa. A Piacenza quest’anno, complice anche la nascita di mio figlio, vivo meno la parte fuori dal campo, ma cerco di sfruttare al massimo ogni momento in palestra per migliorare sia tecnicamente sia a livello umano. Il talento qui è enorme, ma è un’arma a doppio taglio: va coltivato con costanza ogni giorno. Lo stiamo facendo, ma non possiamo accontentarci. “L’anno scorso è stato pieno di alti e bassi, ma la qualificazione europea è stata un traguardo importante. Giocare di più aiuta a giocare meglio: anche se il calendario si fa più pesante, avere partite internazionali ti eleva. Per noi è un passo necessario per arrivare pronti al momento decisivo della stagione, i playoff. È lì che si decide tutto.”
