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Pallavolo Storie&Personaggi – Ognjenovic dopo il trionfo racconta il suo presente e il suo futuro

Maja Ognjenović non smette di stupire. A quarant’anni compiuti, la leggendaria palleggiatrice serba continua a scrivere pagine indelebili nella storia della pallavolo mondiale, guidando la Savino Del Bene Scandicci sul tetto del mondo. La recente vittoria nel Mondiale per Club a San Paolo, in Brasile, rappresenta un traguardo senza precedenti per il club toscano che, in soli tredici anni di vita, è passato dalla periferia di Firenze ai vertici del pianeta, sconfiggendo in finale le rivali storiche dell’Imoco Conegliano. In una lunga intervista, concessa a Igor Jagličić per sportklub.rs, Maja analizza il momento d’oro della sua squadra e riflette con estrema lucidità sul proprio percorso professionale, toccando punti chiave che riguardano il mercato e il suo futuro personale.

La vittoria contro Conegliano non è stata solo tecnica, ma mentale. Ognjenović sottolinea come la motivazione abbia fatto la differenza: sostiene che, dopo aver vinto tutto nella scorsa stagione, possa essere subentrato un po’ di appagamento nelle avversarie, ma rivendica il merito del suo gruppo. Spiega infatti che quando si perde per molto tempo, a un certo punto scatta una reazione d’orgoglio, una voglia di dire “adesso basta”. Per Scandicci si è trattato di un percorso quasi perfetto, con cinque vittorie e un solo set perso, confermando una crescita tecnica che Maja definisce evidente nonostante il livello del torneo fosse, a suo avviso, leggermente meno proibitivo rispetto alle edizioni passate.

L’aspetto più atteso riguarda la permanenza di Maja sui campi da gioco. Nonostante l’età, la voglia di competere è ancora intatta, ma il dilemma sul quando fermarsi resta attuale. La campionessa ammette con onestà di non sapere più nemmeno lei cosa fare, confessando di aver chiesto alla dirigenza, prima di partire per il Brasile, di farle sapere al ritorno se avessero intenzione di contare su di lei per la prossima stagione. Ricorda come lo scorso anno avesse rinnovato molto presto, per poi ritrovarsi a febbraio a dubitare della scelta a causa della stanchezza, anche se i risultati sportivi le hanno poi dato ragione. Tuttavia, l’entusiasmo del momento pesa molto: se mai dovesse rinnovare il contratto, crede che questo sia il momento ideale, proprio mentre dura l’euforia del titolo mondiale, perché ammette apertamente di avere ancora molta voglia di giocare a pallavolo. Al contrario, il capitolo della Nazionale sembra definitivamente chiuso; nonostante i tentativi del CT Terzić di convincerla a tornare per un torneo in Italia, Maja definisce quella maglia una storia ormai finita.

Un passaggio fondamentale dell’intervista riguarda il futuro di Ekaterina Antropova, stella indiscussa del torneo e premiata come miglior giocatrice. Ognjenović non usa giri di parole nel confermare le voci di mercato, dichiarando esplicitamente che non è un segreto che questa sia l’ultima stagione della giovane opposta a Scandicci e che il suo futuro sarà in Turchia, con la maglia dell’Eczacıbaşı. Maja precisa che i grandi trasferimenti internazionali sono già stati avviati e spende parole di grande stima per la compagna. Avendone seguito la crescita negli ultimi tre anni, ne loda la dedizione quasi maniacale e la maturità, descrivendola come una ragazza di ventidue anni già diventata una grande campionessa, capace di analizzare ogni dettaglio tecnico e di curare con estremo rigore la vita fuori dal campo, dall’alimentazione alla formazione personale.

Dopo i festeggiamenti al ritorno a Firenze, l’attenzione del capitano è già rivolta ai prossimi traguardi, dalla Coppa Italia alla Champions League, dove Scandicci dovrà affrontare il VakıfBank. Maja sottolinea come la squadra abbia ora una panchina più lunga e una consapevolezza superiore, che permette di puntare a vincere ogni competizione rimanente. Maja Ognjenović resta dunque l’architetto di un miracolo sportivo, una leader capace di fare da ponte tra lo spogliatoio e la società, il cui futuro rimane sospeso tra il desiderio di continuare a incantare e la consapevolezza di aver già raggiunto la vetta più alta del mondo.