Pino Carbone può essere uno di quei personaggi, anche divisivo, nel mondo dello sport e abbiamo avuto modo di conoscerlo al meglio quando è stato presidente dalla gloriosa U.S.Palmese 1912, che ha riportato in Serie D dopo 27 anni con un campionato da record a livello nazionale, quello di Eccellenza, vinto nella stagione agonistica 2014–2015, in cui i neroverdi sorto la guida del mentore Rosario Salerno, conquistarono 85 punti sui 90 complessivi.
Dopo la parentesi calcistica, Pino Carbone ha saputo mostrare le sue grandi qualità manageriali anche nel mondo della Pallavolo, quando nell’estate del 2018 con società Franco Tigano Palmi ha acquisito il titolo sportivo dalla Spes Praia a Mare centrando immediatamente la promozione in Serie A3, mantenuta per cinque stagioni conquistando nel mese di marzo 2024 il successo nella Coppa Italia di Categoria e a distanza di 27 giorni quello della Supercoppa Italiana. Vittorie che gli hanno fatto capire che si poteva alzare l’asticella, rilevando il titolo di A2 dal sodalizio Lupi Santa Croce.
Una stagione da apprendistato quella in Serie cadetta, culminata con la retrocessione in A3, ma quando c’è stata la possibilità di scrivere una nuova pagina di storia pallavolistica rilevando il titolo della Saturnia Acicastello non si è tirato indietro. Il sodalizio etneo a tre turni dalla conclusione del girone ascendente occupa una posizione a metà del guado con 14 punti, equamente distribuiti tra vittorie (5) e altrettante sconfitte, in piena corsa per conquistare un posto al sole nella final eight di Coppa Italia, ma a poche ore dalla sfida interna con la terza forza del torneo Aversa, il numero uno del club etneo ha voluto mettere i classici puntini sulle “I” contro coloro che cercano di denigrare ciò che la sua società sta costruendo con sudore e fatica: «Essere Presidente della Squadra di volley A2 maschile Sviluppo Sud Catania significa assumersi responsabilità, fare scelte difficili e metterci sempre la faccia – ha dichiarato Pino Carbone -. La mia passione per la pallavolo nasce dal cuore, prima di qualsiasi appartenenza o interesse campanilistico. Abbiamo salvato una categoria che era sull’orlo del fallimento, ridando vita e futuro a un progetto che meritava di continuare a esistere. Abbiamo scelto, ogni giorno, di proteggere i nostri atleti, mettendo la loro salute davanti a tutto: senza mai forzare un recupero, mai mettere a rischio il futuro sportivo di un ragazzo, anche quando sarebbe stato più “comodo” fare diversamente. Pur non essendo catanese, ho imparato ad amare e rispettare questa città e la sua gente, mettendomi a disposizione con serietà e impegno – rincara la dose il patron rossoazzurr o-. La decisione di far soggiornare la squadra fuori Catania è stata dettata solo da esigenze logistiche, ben consapevoli dei sacrifici e delle difficoltà di ambientamento vissute dai ragazzi. A chi dice che questa squadra non si sente di Catania, che il roster non sia all’altezza o che non ci sia stata chiarezza, rispondo con il lavoro, la trasparenza e la coscienza pulita. Qui non si difendono interessi personali. Qui si difendono lo sport, le persone- la chiosa finale del deux ex machina del sodalizio etneo- e un progetto costruito con sacrificio e passione».
