Pallavolo Storie&Personaggi – Le tre frasi storiche pronunciate da Julio Velasco

Non esiste un solo segreto per arrivare alla vittoria. Si potrebbero fare vari esempi, scomodare vari sport, per il tennis si può citare Jannik Sinner per cui il segreto dei successi è quello di “mantenere umiltà e concentrarsi sul processo di miglioramento continuo e non fermarsi mai”. Per esprimere concetti simili ha usato parole differenti Julio Velasco, l’uomo del momento per il movimento pallavolistico italiano dopo la vittoria del Mondiale. Un trionfo che ha posto alle luci della ribalta l’ex dirigente sportivo e storico allenatore della pallavolo maschile che dalla panchina ha guidato l’Italvolley con una vittoria di prestigio e poi con una serie di interviste ha spiegato con facilità disarmante alcuni concetti chiave legati allo sport e alla vittoria. Come Sinner, anche Velasco nel corso della sua carriera ha sempre fatto riferimento alla voglia di migliorarsi per crescere e per non abituarsi mai alla vittoria. Da ct, invece, ragionava così: “Scelgo sempre un difetto o un limite che ogni giocatore ha – disse in un’intervista di qualche tempo fa – per convincerlo a mettere tutta l’energia per cambiare quella cosa. Perché cambiare vuol dire fare un salto di qualità”. Ma sono state tante le frasi a effetto, a volte anche filosofiche, pronunciate da Velasco nel corso della sua carriera. Parole divenute riferimento per ogni sport e dunque utilizzate in molti contesti, in molti spogliatoi, in molte palestre dove tutt’ora si vive di sport a livelli agonistici e non solo. Scopriamo le tre più famose.
Il valore e l’importanza della sconfitta
Il bello dello sport è che, pur esistendo da sempre le categorie che differenziano i valori in campo, si è tutti attori dello stesso film, si ricopre tutti lo stesso ruolo di sportivi senza etichette o dimensioni. Dunque, per analizzare una partita, sia essa di un massimo campionato o legata ai risultati di serie B o di categorie ancora inferiori, bisogna porsi una domanda: cosa voglio ottenere da quella partita? “Chi vince festeggia, chi perde spiega”, diceva spesso Velasco. Il primo posto è dedicato ai trionfi, dunque, ma chi non arriva primo non perde, o meglio perde ma può costruire da quella delusione il futuro successo. “Chi perde spiega” è una frase emblematica dalle varie interpretazioni. Spiegare vuol dire intanto motivare una sconfitta nell’analisi che si fa subito dopo nello spogliatoio. Ma spiegare significa anche riflettere sugli errori per limitarli o cancellarli. Ed ecco che ritorna la filosofia: perdere come opportunità per migliorarsi.
Il ruolo dell’allenatore e l’errore più comune
Altra frase storica di Velasco nel corso della sua lunga carriera da allenatore e dirigente sportivo è stata la seguente: “Non si è grandi allenatori quando si fanno muovere i giocatori secondo le proprie intenzioni, ma quando si insegna ai giocatori a muoversi per conto loro”. Anche in questo caso un concetto espresso in modo semplice e lineare. Il ct non è colui che guida i fili e li muove personalmente, ma quello che con poche parole, con nozioni chiare, spiega cosa si aspetta dai suoi giocatori che poi dovranno essere liberi di interpretare e far proprie quelle parole, traducendole in risultati sportivi. Un po’ come il regista di una compagnia teatrale chiamato a lavorare sulle emozioni e le intenzioni di un attore da cui poi si aspetta un’interpretazione strettamente personale ma legata a quell’insegnamento. Anche in questo caso una frase valida per la pallavolo ma per tutti gli altri sport. Per questo motivo concetto iconico legato al personaggio di Velasco.
Il ricordo della sconfitta alle Olimpiadi di Barcellona
Nota e famosa anche la frase “siamo stati bravi a perdere” riferita al ko nel 1992 alle Olimpiadi di Barcellona vinte dal Brasile. Imparare a perdere è un’arte legata intanto alla sportività nel riconoscere i meriti altrui e poi nella capacità di saper far tesoro dei propri errori. E qui ritorna in mente la prima frase di Velasco, perdere e spiegare. Il concetto della sconfitta come trampolino per successive vittorie. Non si butta niente, nello sport. Tutto serve, tutto è utile, tutto fa esperienza e fortifica. Solo in questo modo si accetta con serenità una sconfitta che a caldo brucia e fa male. Solo così si diventa davvero sportivi.