#FIVBGrandPrix – Ofelia Malinov: i suoi maestri e quel premio negato

(James Taboo per iVolleymagazine.it) Il Grand Prix 2017 ci ha portato una inattesa, ma lucente medaglia d’argento e tante buone nuove sulla nazionale femminile. La conferma che Monica De Gennaro è il miglior libero del momento, che Paola Egonu è il nuovo crack tra le attaccanti, che Caterina Bosetti è tornata ad essere atleta di spessore internazionale, che sua sorella Lucia è tra le big della seconda linea, che Cristina Chirichella è la capitana di uno splendido gruppo di centrali. Ma chi è esplosa confermando le attese è Ofelia Malinov, oggi non solo regista titolare azzurra a 21 anni, ma giocatrice dal futuro importante e luminoso.
Lia come la chiamano compagni ed amici, è infondo una predestinata. Del resto se nasci da papà Atanas Malinov e da mamma Kamelia Arsenova non poteva che essere così. Con l’affetto da genitori, ma anche con l’occhio da tecnici di spessore, l’hanno svezzata e cresciuta a pane e volley. Forse con un pizzico di rammarico l’hanno lasciata andare al Club Italia, dove un altro maestro Marco Bonitta l’ha fortemente voluta, l’ha lanciata, l’ha anche messa sottopressione, per correggerle piccoli errori di impostazione. Poi il tecnico di Ravenna ha scelto di lasciarla fuori dai giochi di Rio, che Lia si era probabilmente meritato per disponibilità e impegno. Un errore alla luce di quel che abbiamo visto.
Poi la strada di Ofelia ha incrociato quella di Davide Mazzanti. A Conegliano sono stati ancora mesi in importanti per la costruzione della ragazzina doppia figlia d’arte nata a Bergamo e che a Bergamo tornerà a giocare dopo gli impegni dell’estate azzurra. Il nuovo ct ha imparato a conoscerla in Veneto, ad apprezzarla, e quando ha costruito la sua Italia le ha affidato la regia, ripagato ampiamente da tante partite di alto livello che avrebbero certamente meritato il premio come miglior alzatrice del Grand Prix 2017, che le è stato inspiegabilmente negato per darlo alla cinese Ding Xia, che non ce ne voglia non se lo è meritato ne’ nella prima, ne’ nella secoda parte della manifestazione. Una sola consolazione che vuole essere un augurio: questa di Lia di premi è destinata ad averne tanti.