Pallavolo Allarme Coronavirus – Stefano Santuz: “Se prima ero arrabbiato, con le ultime notizie lo sono tre volte. Fusaro? Le sue parole sono state inopportune, a più riprese. E mi fermo qui”

La notizia rimbalzata dall’Estonia riguardante il Ceo della Saaremaa ha rinfocolato la polemica tra Milano e Padova per quel che è accaduto domenica scorsa, come ha raccontato oggi Massimo Salmaso nel suo pezzo sul Gazzettino ed.Padova. Di certo non la hanno smorzata le parole di Lucio Fusaro che è intervenuto anche su Sky “per ribadire ancora il concetto che la partita non è stata giocata perchè qualcuno, tra gli staff delle due società – di certo non la Kioene visto che tutta la squadra è stata fatta entrare in campo dopo la misurazione della febbre – e il pubblico (quale?) aveva all’ingresso del palasport una temperatura superiore a 37,5°C. “Se prima ero arrabbiato, con le ultime notizie lo sono tre volte – dice il ds bianconero Stefano Santuz – prima di tutto mi auguro che nessun giocatore o membro dello staff di Milano abbia il virus. Questa è la cosa più importante. La storia, anche con questi aggiornamenti, è di difficile interpretazione, ma certo è che la superficialità con cui la società di Milano ha gestito la situazione mi ha lasciato basito. Due erano le strade percorribili, domenica scorsa – continua Santuz – o c’erano le condizioni per giocare e allora si doveva giocare o, se non c’erano, non doveva essere fatto entrare nessuno al palasport evitando di mettere in contatto le comitive. Se solo c’era il minimo dubbio, dovevano avvisarci subito. Mi sono sentito più volte con il presidente Fusaro, ma mi ha sempre detto che era tutto a posto”. Come si sta muovendo la vostra società? “Ho scritto una memoria alla Lega, in cui ho riassunto i fatti, evidenziando la situazione preoccupante in cui questo atteggiamento superficiale ci ha messo. Farò di tutto per tutelare in ogni sede, come sempre abbiamo fatto, la salute dei nostri giocatori”. E le dichiarazioni di Fusaro? “Sono state inopportune, a più riprese. E mi fermo qui”.

Foto di Elena Finotto