Pallavolo nei giorni del Coronavirus – Ivan Zaytsev: “Con il rinvio dei giochi aprono nuovi scenari sulla conclusione della Superlega, ma la priorità resta la salute”

Quella di oggi è una giornata strana, ancora più strana di quelle che la hanno preceduta, soprattutto per chi è all’interno del mondo sportivo. E’ proprio da qui, dal rinvio dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 per l’emergenza Coronavirus che inizia la chiacchierata con capitan Ivan Zaytsev: “Sogno Tokyo da quando è finita la finale di Rio 2016 – spiega Zaytsev – è il mio sogno e il sogno di ogni atleta, ritengo però che questo rinvio sia logico, è un rinvio dettato dal buon senso, già da oggi, già da questo momento sogno Tokyo 2021 (anche se il nome dei giochi rimarrà Tokyo 2020). Ora si aprono scenari differenti sulla possibile conclusione della Superlega visto che ci sarà più tempo a disposizione, la priorità resta comunque la salute e il superamento della crisi che stiamo vivendo, continuiamo a fare ciò che va fatto, rimaniamo a casa”.
Sei in casa, chiuso come molti altri italiani, con tre bambini piccoli. Eri abituato a stare fuori diverso tempo per gli allenamenti?
“Sono al sicuro e devo dire che abbiamo trovato un bel ritmo, io e mia moglie ci stiamo dando una mano e loro sono abbastanza bravi. Ci si sveglia presto e si va a letto altrettanto presto, mangiando a caso e a qualsiasi ora del giorno (ride, ndr). In cucina faccio le cose semplici e di solito piacciono. Siamo in appartamento, l’unico spazio all’aperto è il terrazzo occupato dal gatto che si chiama Silver non a caso”.
Hai vinto quattro medaglie di argento e cinque di bronzo, qual è quella che ti pesa di più dal punto di vista negativo?
“L’Europeo del 2015, ovvero la semifinale persa contro la Slovenia. L’argento ottenuto a Rio? E’ rimasta la consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello, ma a distanza di quattro anni dispiace aver perso una finale olimpica in quel modo”.
E’ notizia di oggi che in Russia non si tornerà a giocare. Quali sono le prospettive per quanto riguarda il campionato italiano?
“E’ tutto in divenire, al momento nessuno si vuole esporre e prendersi la responsabilità di decidere in maniera definitiva. Si naviga a vista, in attesa di notizie positive. Per terminare il campionato, si dovrà aspettare che la situazione della salute pubblica migliori e prorogare i transfer degli atleti stranieri che giocano in Italia. L’unica soluzione, in caso di miglioramenti, è riprendere tra maggio e giugno. Credo che il desiderio della Lega sia quello di concludere almeno la stagione regolare. Dal punto di vista mentale non è un problema ricominciare in quanto siamo tutti nella stessa condizione e comunque non ci siamo mai fermati perché stiamo continuando ad effettuare attività fisica in casa. Ci vorranno circa due/tre settimane di allenamenti per ritrovare il ritmo squadra. Problema calendari? E’ sempre esistito e in questa occasione lo si nota ancora di più, è un tema che va affrontato”.
Un problema della pallavolo riguarda l’incapacità di avere una situazione giocatori funzionale. Fai parte di una commissione a livello internazionale, vi siete sentiti in questo periodo di pausa obbligata?
“Ci stiamo confrontando, ammetto che c’è la delusione di non aver sfruttato diverse occasioni per creare qualcosa di veramente concreto per quanto riguarda l’associazione giocatori. Magari questa potrebbe essere l’occasione giusta per strutturarci in un modo simile a quello dei calciatori. Faccio l’esempio dell’Aic, che ha addirittura il diritto di voto per eleggere il presidente federale. Tale situazione è colpa dell’interesse individuale, ma anche della disinformazione. Tanti ragazzi non si rendono conto di come funziona il mondo della pallavolo e di quali sono i nostri obblighi e poteri. L’obiettivo è informare, così come abbiamo fatto in passato, sulle potenzialità e sui pregi che potrebbe avere un’associazione giocatori. Attendiamo un segnale individuale da parte di ogni squadra e atleta, manca questo”.
Nel mondo della pallavolo sei molto popolare da diverso tempo. Negli ultimi anni è cambiato qualcosa sotto questo aspetto?
“Devo dire di no. Mi sono sempre sentito me stesso, anche quando mi espongo su determinati argomenti. Sono abituato a gestire le conseguenze in base a quello che dico e faccio, sto bene con me stesso e quando è così non vedo problemi che possono sorgere”.
Che impressione ti ha fatto vedere Micah Christenson che passeggia su una meravigliosa spiaggia hawaiana?
“Ho rosicato parecchio (ride, ndr), ma ho poi saputo che due giorni dopo anche loro si sono dovuti rinchiudere in casa. Il mio sogno sarebbe quello di trovare un dopo carriera in cui stare al caldo, ma dal punto di vista della famiglia non credo sia possibile”.
Come commenti la notizia riguardanti la diminuzione dei contagi?
“Speriamo che si vada verso un miglioramento. Noi restiamo a casa, ma dobbiamo renderci conto che ci sono tante altre persone che stanno veramente rischiando la vita. E’ un momento difficile, il mio pensiero va a loro”.