Site icon iVolley Magazine

Pallavolo Azzurri – Blengini: Italia e Club insieme per rinascere

(Carlo Lisi per il Corriere dello Sport) Dopo la stressante stagione 2019-20, doveva essere un’estate intensa che avrebbe dovuto portare il volley maschile italiano a recitare per la settima olimpiade consecutiva, da Atlanta 1996 ad oggi, come pretendente al podio d’Olimpia, ancora con la possibilità di arrivare a quell’oro sfuggito troppe volte. Invece la pandemia ha mischiato le carte. Di colpo ci si è fermati e soltanto negli ultimi giorni si è tornato a parlare di campo ed a fare progetti come riprendere e come programmare una annata quella del 2020-21 che sarà piena come non mai: a livello di club, ma anche e soprattutto di nazionale con Vnl (con finali in Italia a Torino), Olimpiadi ed Europeo uno dopo l’altro nel giro di soli 6 mesi.
Gianlorenzo Blengini con i suoi ragazzi era pronto a ricominciare a sudare e lavorare, invece si trovato davanti un avversario molto più difficile da decifrare e battere.
Sarà un’estate senza lavoro azzurro?
“Ci sono molte cose di cui dobbiamo tenere conto. La volontà è di riprendere è condivisa, ma ci sono una serie di problemi, primo fra tutti quella della responsabilità, che si chiarisce man mano che la situazione di evolve. C’è da tenere presente che ci sono alcuni giocatori, i più giovani che hanno l’esigenza di lavorare per proseguire nel percorso di crescita sia dal punto di vista fisico che tecnico, in funzione di una Olimpiade che oggi è lontana, ma che comunque va programmata appena possibile. Ci sono anche dei giocatori che dal punto di vista medico, al di là dell’anagrafica, se non ce ne occupiamo quanto prima, rischiamo di non recuperarli completamente in tempo”.
C’è già una programmazione?
“Stiamo ragionando per capire se si potrà fare un programma altrimenti continueremo con il lavoro online. L’obiettivo è quello di fare il massimo di quello che la situazione ci può permettere”.

SEGUE A PAG.2

Quali cose pensa che sia indispensabile fare?
“C’è un discorso che domina, che come primo paletto vede quello della salute delle persone, come secondo paletto è quello della responsabilità grande e importante dopo tutto quello che c’è stato. Pur di riprendere avevamo preso in esame anche la possibilità di farlo all’aperto almeno per un tempo determinato. Se pensiamo alla ripresa dobbiamo pensare ad un processo progressivo, che ci avvicini alla solita metodologia”.
Un lavoro che coinvolgerà tutto il gruppo?
“C’è la volontà di far lavorare gli atleti, che in generale sono da tanto tempo fermi. Poi scendendo, in base alla possibilità, programmare un lavoro solo per i giovani che dovendo ancora migliorare il loro bagaglio non devono perdere tempo. Infine ci sono alcuni atleti, che devono tornare in palestra anche al di là dell’interruzione prolungata per risolvere alcuni problemi fisici personali: penso a Matteo Piano che è fermo da otto mesi, a Nelli che ha accusato diversi problemi durante gli ultimi mesi, a Lavia che a causa di un ginocchio si è fermato più di un mese durante il campionato. 3 o 4 hanno urgenza, almeno con quelli occorre lavorare. Unendo tutto si farà quello che si potrà fare. Anche alla luce del nuovo protocollo credo che sia doveroso provarci, ma che non vuol dire fare un tentativo, ma capire l’importanza della ripresa, per poi se la situazione continuerà a migliorare riprendere quelle abitudini di lavoro necessarie”.
Un eventuale attività che rischia di scontrarsi con quella dei club?
“Vedremo come la situazione evolve. Fermo restando che c’è da tenere conto lo spazio da riservare ai club, che in una estate come questa possono pensare ad un campionato meno compresso e meno stressante, con i giocatori subito a disposizione. E’ un assurdo pensare ad una sovrapposizione tra le due attività, come succede normalmente, in una situazione come questa che non ci sono manifestazioni agonistiche”.

SEGUE A PAG3

Riassumendo quali possono essere le conseguenze di questa lunga assenza dai campi?
“L’Olimpiade che è stata spostata di un anno si deve cominciare a preparare da subito, prima si riesce a rientrare nella normalità meglio è a tutti i livelli: fisico, tecnico e psicologico”.
A livello personale le manca “un po’ d’ossigeno” non potendo allenare?
“A me piace andare in palestra, a lavorare per migliorare i giocatori, mi piace tracciare un percorso con la squadra in base alle analisi che ho fatto e continuo a fare dei miei avversari in prospettiva futura. Sono cose che mi piace fare e quindi mi mancano”.
Due elementi importanti come Zaytsev e Nelli vanno a giocare in Russia: un altro problema o no?
“L’unico problema potrebbe esserci se non giocassero con continuità, oppure se giocassero con continuità ma in un campionato di livello basso. Ma non è certo il caso di Ivan e Gabriele che vanno a giocare in due clubs importanti, di un campionato molto impegnativo. Sarà un po’ più difficile parlare con loro, ma magari utilizzando altri strumenti lo farò lo stesso”.

Exit mobile version