Pallavolo SuperLega – Chicco Blengini e gli scudetti diversi

Chicco Blengini quattro anni dopo è ancora il tecnico dei campioni d’Italia. Stessa panchina, ma con un futuro diverso. Allora lo scudetto era la fine di un percorso bello e importante, oggi è l’inizio di una avventura che è destinata a continuare nel tempo. Nel mezzo l’azzurro, una storia che si concluderà con i Giochi Tokyo. Ecco come ha raccontato le ultime soddisfazioni, con sguardo al futuro a Flavio Vanetti per il Corriere della Sera.
SCUDETTO DEL COVID – “Vuol dire sperimentare un’esperienza inedita, particolare, strana: palasport vuoti, un’atmosfera asettica, tante vittorie in trasferta. Io, poi, ho dovuto fare tutto in fretta: fino a febbraio ero solo il c.t. dell’Italia e non mi aspettavo la chiamata della Lube, anche se stavo discutendo su una possibile collaborazione dal prossimo campionato… Ho scoperto aspetti che non consideravo: senza pubblico si sente tutto, inclusi i time out tuoi e degli avversari e… le parolacce. Infine, giocare in casa non è più un vantaggio. Ma resta l’obbligo di vincere: la pressione è pesante”.
DUE STORIE – “Sono due storie impossibili da confrontare. Questo è lo scudetto della sofferenza e della resilienza: prima di Perugia abbiamo trovato Modena, avversario sempre tosto, e Trento, la cui forza sta nel fatto che il 1 maggio cercherà di dare all’Italia il titolo europeo contro i polacchi di Grbic, la squadra che ha eliminato noi… Un pezzo di scudetto l’abbiamo conquistato eliminando Modena e resistendo senza due titolari: i guai erano scattati a ridosso dei playoff, ci siamo allenati con le mascherine e con il rischio di nuove positività. Ma era solo l’inizio di un percorso tormentato: contro Trento abbiamo perso subito in casa e abbiamo dovuto rifarci in trasferta”.
RINUNCIA AGLI ALIBI – “Motivazione e rinuncia agli alibi, che avrebbero fatto comodo. Lo dovevamo a noi, ai tifosi e alla società che ha allestito un gruppo di qualità. Abbiamo camminato su una lama, saremmo potuti cascare da un lato o dall’altro. Invece abbiamo trovato l’equilibrio, costruendo il successo con la continuità della ricezione e della difesa”.
STAFFETTA CON DE GIORGI – “Più che di staffetta parlerei di coincidenze. Ripeto: con la Lube stavo dialogando, ma la chiamata mi ha sorpreso. E l’ho accettata anche perché ho alle spalle una famiglia solida, pronta a muoversi dalla sera alla mattina… Non ho sentito De Giorgi, non conosco la sua situazione e non so nemmeno a che punto sia la trattativa con la Federazione”.
MI MANCAVA IL CAMPIONATO – “Nel senso della quotidianità, della palestra, delle `vibrazioni’ e dello stress… Certamente: allenare l’Italia è un privilegio e per ora solo Julio Velasco, oltre a me, l’ha guidata in due edizioni contigue dei Giochi”.
A FARI SPENTI – “L’Italia va a Tokyo un po’ a fari spento, ma ha consapevolezza ed esperienza e saprà gestirsi in Giochi complicati. Cercherò di miscelare i veterani con la freschezza di alcuni giovani: non siamo tra i favoriti, ma saremo competitivi in un torneo dove spesso non conta essere i più forti ma essere pronti in un dato momento… Firmare solo per l’argento: nello sport si firma solo per la vittoria”.

Foto di Michele Benda