Pallavolo Azzurri – Daniele Mazzone e la nazionale: “Ho parlato di più con De Giorgi in una settimana, che con Blengini in 5 anni”

Ospite nell’ultima puntata di “After Hours, la SuperLega di notte”, Daniele Mazzone ha così risposto a una domanda di Andrea Zorzi che gli chiedeva di spiegare le dichiarazioni rilasciate in settimana e nello specifico la frase “la Nazionale per un po’ sembrava quasi un obbligo ed era anche un po’ ansiogena” e che adesso non ne avrebbe fatto una una malattia anche se non fosse stato più convocato.
“Ma forse è uscito quasi tutto bene tranne questa cosa dell'”obbligo”, diciamo che l’ho vissuta in maniera molto ansiogena, non so come era ai tuoi tempi, ma negli ultimi anni la condivisione era quasi nulla, nel senso che dovevi essere sempre pronto. Ti racconto giusto l’ultima estate: di base io la convocazione o il far parte di una lista lo scopro da mia madre che mi dice ‘Figlio mio, sei in lista’. A posto, grazie, mi piacerebbe saperlo da qualcuno del “mestiere” però vabbè, già questo… Quest’ultimo anno mi chiama Samu (Samuele Papi ndr) e mi dice: ‘Poi ci vediamo per la VNL, ci troviamo…’ non mi ricordo che giorno mi ha detto ma comunque un giorno, arriva la lista e non c’ero. Chiamo Giro (Giacomo Giretto ndr ) e gli dico: ‘ E quindi la lista? Ci sono, non ci sono?’ E lui mi dice: ‘Ah no, non sei in lista ma poi sarai nel gruppo per l’Olimpiade, quindi ci vediamo al secondo collegiale’ OK, fatemi sapere così mi organizzo, due giorni dopo: ‘No, ci vediamo ancora a quello dopo’. Capisci bene che uno si mette a disposizione, sicuramente, ma un po’ di programmazione, di condivisione di intenti fa sempre piacere. Io mi ricordo, io con Berruto, che a molti può stare non simpaticissimo, però ero l’ultima ruota del carro ma quelle due estati che ho fatto mi chiamava, mi diceva: ‘farai questo, se andrai bene farai anche quest’altro, eccetera’, ed ero l’ultima ruota del carro. E quindi mi son messo sempre a disposizione ma mi sarebbe anche molto piaciuto avere una condivisione, invece sei sempre lì, non sapendo bene cosa vuoi fare. Qui a Modena mi trovo molto bene anche perché a noi giocatori piace essere coccolati, sentirsi importanti, ma non ci vuole molto, basta una chiamata, basta anche solo chiedere ‘Come va? Come stai? Che fai?’ e secondo me questo negli ultimi anni è mancato, io per quel poco che ho conosciuto De Giorgi è cambiato da così a così, l’ho detto una delle prime volte, ho parlato di più con lui in una settimana che con Blengini in cinque anni, mi fa molto piacere questa cosa, spero che ci sia più condivisione rispetto alla generazione passata, però io sono a disposizione, ma non voglio più essere lì, a stare con il cellulare aspettando una chiamata che tanto poi non arriva”