Pallavolo Crisi Russo-Ucraina – I pensieri e le paure di Grebennikov rimasto a San Pietroburgo, dopo aver fatto rientrare moglie e figlio in Francia

Jenia Grebennikov, il libero campione olimpico con la Francia, che quest’anno ha lasciato la SuperLega per un contratto triennale con lo Zenit San Pietroburgo è ancora in Russia. In una intervista a “cuore” aperto con Quentin Migliarini per rmcsport.bfmtv.com, racconta della sua situazione, la partenza della sua famiglia della scelta fatta di rimanere in Russia per non rischiare di ritrovarsi dopo poche settimane senza lavoro, dopo aver fatto la scelta di tornare a giocare nel paese dei suoi genitori con l’intento di stabilirsi lì definitivamente. Parole sincere come siamo abituati a sentire da questo campione dal sorriso aperto e di grande generosità in campo. Ecco alcuni passaggi delle sue sensazioni su quanto gli sta accadendo dopo lo scoppio della guerra, in una intervista rilasciata lunedì quando ancora non c’erano state le sanzioni contro il volley russo di Fivb e Cev.
PREOCCUPAZIONE – “I miei genitori sono un po’ preoccupati. Mando mio figlio e mia moglie da loro in Francia. Partono stasera. Per i voli è complicato, ce ne sono pochissimi. Siamo stati avvisati in ritardo. Siamo riusciti a trovare un volo, ma passa per Dubai, è un viaggio un po’ lungo… Quanto a me, devo restare qui, per il momento. Sono sotto contratto e ho un contratto di tre anni. Non posso fare niente, devo restare qui”.
IL DUBBIO – “Francamente, non lo so cosa fare. Se parto e il conflitto finisce in una settimana, non ho più lavoro… È difficile… vedere tua moglie e tuo figlio andarsene, avrei preferito tornare con loro. D’altra parte, devo anche pensare al mio futuro. Se il conflitto si protrae nel tempo, e non so quanto durerà, il club non riuscirà a tenere fede agli impegni. Beh, penso, non lo so, sono completamente all’oscuro di quel che può accadere
LA FAMIGLIA – Loro (sua moglie e suo figlio ndr) stanno partendo perché l’ambasciata ha detto che dovevano andarsene. Penso che siamo stati presi da un’ondata di panico. Abbiamo visto che c’erano sempre meno posti. Ci siamo detti che tutto potrebbe essere esaurito in due settimane, che presto potrebbero non esserci più voli. Preferisco non correre rischi. Stringerò i denti, rimarrò qui da solo, ma è per il loro bene. Solo così non ci saranno problemi se non troviamo voli più tardi.
I COMPAGNI – I russi della mia squadra sono piuttosto scioccati da quello che sta succedendo, non controllano nulla, non possono fare nulla. Sono scioccati, come tutti gli altri credo. Inoltre, con i social, i media, tutto si amplifica. Ma è molto grave quello che sta succedendo. Diciamo che il clima non è positivo in squadra… Hanno molta paura. Sono spaventati. Francamente, hanno paura, si vede. È già complicato per loro in tempi normali viaggiare per il mondo, per ottenere i visti. Ma questa guerra li mette in disaccordo con il mondo intero, diventerà complicato. Questo è quello che provo quando li vedo: noi viaggiamo, possiamo andare ovunque. È più complicato per loro. E lo diventerà ancora di più con questa guerra…”