Pallavolo A2F – Giuseppe Cuccarini: “Le mie Regine di Roma sono state superlative”

(Carlo Lisi per il Corriere dello Sport) Roma è tornata nella massima categoria! Un anno esatto dopo la retrocessione, arrivata per un solo punto di svantaggio 12 mesi orsono, la società giallorossa con un percorso semplicemente superlativo ha centrato il suo obiettivo con due giornate d’anticipo rispetto alla conclusione della pool promozione. A Mondovì Marta Bechis e le sue compagne hanno vinto 3-1 ed hanno potuto dare libero sfogo alla loro gioia dopo aver conquistato la 23ma vittoria su 24 gare disputate.
A condurla in una avventura semplicemente unica c’era Giuseppe Cuccarini, uno che di vittorie se ne intende che nel suo palmares personale può vantarsi, tra l’altro, di un tricolore vinto venti anni con la Foppa Pedretti Bergamo, un campionato in Turchia con l’Eczacibasi e due titoli in Polonia con il Chemik Police. Ora questa super cavalcata alla guida delle Wolwes capitoline
Come è cominciata questa avventura sulla panchina giallorossa?
“Con una video chiamata con il presidente Pietro Mele, il Dg Roberto Mignemi e il ds Barbara Rossi. Il mio procuratore mi aveva avvertito dicendomi che mi avrebbero contattato. La storia poteva anche iniziare l’anno precedente, poi la società aveva fatto una scelta diversa, ma i rapporti erano rimasti ottimi”
Cosa ha fatto scattare la molla per accettare?
“E’ stato molto gratificante la chiamata, soprattutto mi è piaciuto subito il progetto. Roberto (Mignemi ndr) è stato estremamente chiaro sin dall’inizio: ‘la serie A1 ci è piaciuta, vogliamo rifarla e vogliamo tornarci subito. Pensiamo che tu sei la persona adatta per realizzare il nostro obbiettivo ‘. L’idea di formare una squadra che avesse le qualità per centrare la promozione, come poi è stato, mi ha subito convinto”
Definire il vostro campionato esaltante è forse sminuire quello che avete concretizzato sul campo. Avete vinto tutte le partite meno una. Quasi una cosa da non credere in un torneo che è lungo, complicato e difficile
“Esatto. Era un campionato con squadre forti in tutti e due i gironi. Probabilmente aver vinto per lunghi periodi sempre per 3-0, con i nostri avversari che spesso non arrivavano a 20, ha un po’ sminuito l’immagine di quello che abbiamo fatto. E’ vero ci vuole un termine superlativo per farlo capire. Non è assolutamente facile mantenere la concentrazione alta per tante settimane, per tanti mesi. Noi abbiamo affrontato ogni gara al massimo. Le giocatrici in campo hanno sempre dato tutto quello che avevano. Quello che ce lo ha permesso è stata la loro qualità. E soprattutto l’etica nel lavoro, che hanno abbinato alle qualità che hanno”.
Tutto ha funzionato come meglio non si poteva volere. L’ingrediente giusto quale è stato?
“Ogni giocatrice si sente una regina e tante volte l’ego può andare oltre gli obiettivi comuni. Invece nella nostra squadra ognuna ha fatto un passo indietro, per permettere alla squadra di farne 2, 3, 4 avanti”.
Ci sono elementi che hanno inciso di più magari anche in situazioni lontano dalla rete?
“Fare nomi significa fare un torto qualcuno. Io sono rimasto meravigliato dalla personalità di ognuna di loro e dalla loro disponibilità. C’è gente che ha giocato pochissimo, tipo la seconda alzatrice De Luca Bossa, che ha svolto il suo lavoro con una intensità ed una abnegazione davvero da elogiare. Così è stato per tutte le giocatrici che hanno giocato di meno come Marika Bianchini, che poteva essere una delle titolari ma ha accettato un ruolo per noi importantissimo perché era la sostituta sia delle 2 schiacciatrici che dell’opposto. Ma anche altre giocatrici che sono apparse di meno come Valerio o Valopi, ma che hanno lavorato sempre al massimo e compiuto grandi progressi”
Sin dall’inizio è stato chiaro quale era il traguardo da tagliare?
“Era l’obiettivo della società, ma anche l’ambizione di ognuno di noi. Questo ha fatto si che si venissero a formare quelle relazioni, quella voglia di fare e di stare insieme anche al difuori del campo”.
E l’allenatore come ha vissuto questo importante rilancio della sua carriera, in cui non sono mancati grandi risultati e successi?
“Io sono 30 anni che faccio questo lavoro ed ho sempre cercato di farlo al meglio. La prima parte della mia carriera è stata in Italia e poi la seconda prevalentemente all’estero. Ho vissuto esperienze che mi hanno arricchito molto. Io credo che nel nostro lavoro l’esperienza conti tantissimo. Io avuto la bravura e la fortuna di vincere lo scudetto 20 anni fa a Bergamo, ma oggi mi sento un tecnico parecchio migliore di quello che condotto quella squadra a vincere. Adesso riesco ad avere una apertura mentale di quello che è il mio compito, aiutare le mie atlete in un modopiù completo. Prima ero molto più focalizzato sulla parte tattica e tecnica, ma ho capito che come allenatore devi tenere in considerazione anche quello di cui le persone che guidi hanno bisogno: se stanno bene fanno le cose bene, se stanno male le fanno male. Io ci sono riuscito certamente per le mie capacità , ma anche per il contributo del mio staff, della parte organizzativa e logistica della società”