Pallavolo Altro – Luca Secchi, tecnico italiano che lavora in Israele, racconta quel tragico 7 ottobre

“C’era anche Luca Secchi a Tel Aviv, attuale allenatore dell’18 femminile di Israele, quando il 7 ottobre scorso Hamas una pioggia di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele”. Ha iniziato così il suo pezzo Piero Giannico su Tuttosport in cui intervista il 48nne. Tecnico che ha vissuto momento importanti della sua carriera con la promozione di Chieri dall’A2 all’A1 e nello staff azzurro con Marco Bonitta. Da 12 mesi segue il Club Israele, l’equivalente del nostro Club Italia.
Così ha raccontato cosa è accaduto quando è iniziato il conflitto
LE SIRENE – “Ho ancora nella testa il rimbombo delle sirene che hanno iniziato a suonare all’impazzata e con gli attacchi missilistici nel sud di Israele, alla popolazione è stato ordinato di rimanere nei rifugi antiaerei che si trovano sotto le abitazioni progettate casi appositamente”.
ABITUDINE – “Chi vive in quei territori si abitua a questo continuo botta e risposta tra palestinesi e israeliani. Ma quella mattina ho capito che stava accadendo qualcosa di catastrofico. Sono stato nel mio appartamento-bunker per tre giorni a campare con viveri che avevo comprato di scorta. Non si poteva uscire dal Paese, tutto bloccato e con un po’ di fortuna ho trovato il 10 ottobre un volo Tel Aviv-Larnaca (Cipro) e poi il diretto per Roma. L’aeroporto era inavvicinabile, sono riuscito a raggiungerlo da una strada secondaria accompagnato in macchina da un amico che conosceva bene il territorio. Ho avuto tanta paura”.
LA FEDERAZIONE – “Mi hanno avvisato che le attività erano sospese e di non uscire per nessuna ragione da casa”. I
IN TRAPPOLA E TRADITORE – “Non ho mai avuto paura di morire perché considero Israele la mia seconda casa e nessuno mi avrebbe fatto del male. Mi sono sentito in trappola e traditore. In trappola perché non sai che cosa stia succedendo per le strade. Ci sono i terroristi armati che ti entrano in casa, sequestrano le persone, ammazzano i bimbi. Traditore perché vuoi scappare e tornare in Italia”.
ISRAELIANO – “Sei straniero e non riesci a capire il significato di essere israeliano, non si può comprendere il sentimento di un padre (e di una madre) che mette al mondo due figli maschi e che sa che prima o poi questi due figli saranno impegnati in un conflitto a fuoco se rimarranno a vivere lì. Mi sono sentito piccolo. In Italia assicuriamo le auto contro i fenomeni atmosferici, li assicurano le auto contro i pezzi di missile che ti possono cascare sull’auto”.