Pallavolo Storie – Lorenzo Bernardi e il DNA di colore azzurro

In una intervista concessa Giorgio Marota per il Corriere dello Sport, Lorenzo Bernardi tornato ad assaporare la vittoria sulla panchina di Novara, ha raccontato emozioni, sensazioni e speranze di uno sportivo, ma soprattutto di un personaggio che ha scritto e sta scrivendo pagine importanti della pallavolo italiana e non solo. Abbiamo ritrovato lo stesso Lollo che ha trionfato in azzurro tante volte da meritare il riconoscimento di MrSecolo, che è stato capace di vincere molto su una panchina difficile come quella ha Perugia maschile e che ha scientemente cercato e voluto lavorare anche nel femminile, dove nella prossima estate vivrà al finaco di Julio Velasco una n uova avventura olimpica con una veste diversa
BENZINA VITALE – “Un essere umano vive per le emozioni. Dopo il trionfo con Nantes (Challenge Cup 2024 ndr) ho sentito cose molto forti dentro di me, è stata benzina vitale. Mi sono autoproposto questa grande sfida del femminile, un mondo diverso rispetto a quello a cui ero abituato. Vincere in cinque mesi non era scontato né prevedibile”
LA SCELTA – “Ho rinunciato a due-¬tre opportunità in Superlega, perché il mondo della maschile per me era diventato saturo. Alcune dinamiche non mi piacciono più. E dopo la pessima esperienza di Piacenza ho deciso di voltare pagina”… “Un mondo di preconcetti e di pregiudizi (quello maschile ndr). Essere Bernardi era diventato un problema più che un valore aggiunto. A volte è meglio essere falsi che sinceri, se fai lo “yes men” sopravvivi sempre. Io però volevo essere me stesso, con la mia personalità e i miei difetti”… “Dico solo che alcuni occupano determinate posizioni senza avere le caratteristiche e i requisiti giusti”.
FANTASTICHE – “A Novara sono tornato a respirare”… “La disponibilità nell’affrontare i cambiamenti. Le ragazze sono fantastiche, si fidano di me”.
LE OLIMPIADI – “Noi che abbiamo fatto parte di quella Nazionale (di fenomeni ndr) abbiamo il Dna di colore azzurro. Come fai a dire no a Velasco e a quella maglia? È la squadra di tutti ed è straordinario farne parte. Ho accettato di fare il collaboratore perché Julio è stato l’allenatore più importante della mia carriera. In