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Pallavolo DirittiTelevisivi – La ‘partita’ del valore tra Italia, Turchia e Polonia

(Laerte Salvini per iVolleymagazine.it) Nel panorama sportivo internazionale, la pallavolo sta vivendo una fase di ridefinizione strategica: i diritti televisivi e digitali non sono più solo una fonte di ricavo, ma uno strumento di crescita e posizionamento globale.
Ogni Paese ha sviluppato un proprio modello, influenzato da fattori economici, culturali e politici. Ed è nel confronto tra Turchia, Polonia e Italia che emergono le differenze più significative.

In Turchia, la Vodafone Sultanlar Ligi ha scelto la via del free-to-air: tutte le partite sono trasmesse in chiaro da TRT Spor e diffuse anche online. I numeri raccontano l’efficacia del modello: durante la Volleyball Nations League 2024, la Turchia ha raggiunto 11,3 milioni di spettatori complessivi e una media di 804 000 spettatori per match. La finale con l’Italia ha superato 4,5 milioni di telespettatori, un dato che nel Paese ha superato persino il calcio.
Un modello apparentemente “gratuito”, ma che genera valore attraverso l’ampliamento del pubblico, l’interesse degli sponsor e la crescita d’immagine dei club.

Diversa la situazione in Polonia, dove la PlusLiga e la Tauron Liga hanno rinnovato fino al 2028 un accordo esclusivo con il gruppo Polsat Plus. La pay-TV polacca, secondo stime di settore, ha incrementato del 200 % il valore dei diritti rispetto al ciclo precedente. In cambio, i club ricevono una quota fissa e beneficiano di un prodotto televisivo di altissimo livello tecnico.
Il risultato è una lega economicamente stabile, ma con un pubblico più ristretto: un equilibrio perfetto per la sostenibilità, ma non per la diffusione popolare.

L’Italia si colloca in una posizione intermedia. La Serie A1 Femminile e la Superlega oggi distribuiscono le proprie partite tra DAZN (due partite a settimana), Rai Sport (copertura in chiaro) e la piattaforma internazionale VBTV. Nel femminile l’accordo del 2012 con IEC in Sports, che per la prima volta portò la Serie A oltre i confini nazionali, fu il punto di partenza di un percorso di apertura internazionale che oggi trova continuità con Volleyball World. Tuttavia, la frammentazione dei canali riduce la portata complessiva e limita il potenziale commerciale del prodotto.

Nel resto del mondo, i modelli oscillano tra estremi opposti. In Brasile, la CBV centralizza i diritti della Superliga ma redistribuisce ai club appena 60 000 reais a stagione. In Russia, la Super League resta confinata al circuito domestico, penalizzata da un mercato chiuso e da un’assenza di sponsor internazionali.
Secondo i dati FIVB, la Volleyball Nations League 2024 ha raggiunto 630 milioni di telespettatori globali, con la Turchia e la Polonia tra i Paesi con le crescite più alte. Il messaggio è chiaro: la pallavolo ha un potenziale mediatico enorme, ma serve un modello di visibilità sostenibile, che unisca la diffusione gratuita alla monetizzazione digitale.

Per l’Italia, la sfida è ora culturale prima ancora che economica: capire che la visibilità è un investimento, non una spesa. In un’epoca in cui il pubblico globale sceglie con un clic, rendere il volley accessibile significa costruirne il valore.