#Pallavolo Universiadi M – L’oro di Eboli un’altra alba del volley italiano?

(Carlo Lisi per iVolleymagazine.it) Quarantanove anni sono tanti, figuriamoci in uno sport relativamente giovane come la pallavolo. L’Italia dopo quasi mezzo secolo è tornata a vincere le Universiadi maschili e lo ha fatto ad Eboli davanti a 5000 e passa tifosi impazziti al termine di una finale di quelle degne di questo nome. Siamo vecchi, da aver passato una vita sui campi di tutto il mondo. A Torino nel 1970 non c’eravamo. Eravamo soltanto adolescenti, ma l’immagini di quel successo sbiadite dal tempo ce le abbiamo sempre avute in mente. Oggi come allora le Universiadi non erano paragonabili ad una Olimpiade o ad un Mondiale, ma erano un trampolino di lancio per tanti aspiranti campioni. E nel caso azzurro, quella splendida pattuglia guidata da Odone Federzoni, compì la grande impresa tra lo stupore generale conquistò la prima medaglia d’oro della sua storia: trionfo condito dal primo storico successo sui sovietici e da quello decisivo nella gara conclusiva del girone finale sul Giappone. In quel torneo successe una cosa nuova; per la prima volta la stampa e la televisione dedicano spazio alla pallavolo e il palazzetto della Bit di Torino viene preso d’assalto dal pubblico. Con quella medaglia d’oro, quel 5 settembre di 49 anni fa la pallavolo italiana è uscita definitivamente dal suo guscio ed ha cominciato a correre. Era l’alba del grande volley azzurro che poi a ritmo serrato ci ha fatto divertire e gioire per le vittorie di 3 Mondiali, 6 Europei, a cui vanno aggiunte 3 finali olimpiche e tante altre medaglie. La scuola italiana oggi è ancora una delle più importanti nel mondo del volley maschile, ma nelle ultime stagioni almeno a quel che hanno pensato molti ha visto rallentare molto la sua produzione di talenti.
Ma in questo dolce 2019 prima la VNL e poi il torneo di Eboli ci hanno lanciato dei segnali precisi, che le cose non stanno così. L’Italia del volley, che continua ad importare giocatori da mezzo mondo, i suoi prodotti ce l’ha e sono anche bravi. Il progetto del Club Italia (di cui ci riempiamo da anni la bocca per l’impulso che ha dato al femminile) ha funzionato anche al maschile, se è vero come è vero, che l’oro è finito al collo di ben sette ragazzi passati per la scuola federale: i registi Zoppellari e Salsi, i martelli Raffaelli, Zonca e Milan, il libero Piccinelli, il centrale Galassi. Con loro ci sono ragazzi di talento evidente, dal centrale e capitano Ricci, al suo compagno di reparto Polo, passando per Pierotti e Romanò, finendo per Giulio Pinali.
E proprio dalla grande rivelazione di questa estate, dall’opposto scuola Modena, vogliamo prendere spunto per spiegare la nostra opinione. Giulio è arrivato sulla ribalta inatteso, non ci fosse stato l’infortunio di Zaytsev (e il coraggio di Julio Velasco) nell’ultimo campionato forse non lo avremmo visto mai in SuperLega e probabilmente in azzurro; non ci fosse stato lo stiramento di Nelli nella VNL, non ci saremmo resi conto che questo giocatore dallo sguardo freddo e dal braccio veloce non sfigura davanti a nessuno. A Eboli è stato il Protagonista!
Dei dodici azzurri d’oro forse il solo Fabio Ricci è sicuro (o quasi) di avere un posto da titolare in SuperLega. Accanto a lui giocherà tante partite Polo, per gli altri tanta panchina e tantissima A2, addirittura la Ligue A in Francia per Raffaelli e Zonca. Il volley italiano continua a guardare più volentieri all’estero ed a dare occasioni di crescita, a onesti giocatori come il regista polacco Kedzierski (titolare per un anno a Sora) o i francesi Basic (lo scorso anno a Milano) e Carle (in arrivo a Vibo) che il campo ha dimostrato inferiori agli atleti di casa nostra. Come è stato per la VNL, anche il risultato di Eboli deve essere da stimolo per un profondo esame di coscienza del movimento, che ha al suo interno le risorse per tornare a primeggiare, come la passione di tutte le sue componenti merita. Che si sia vista ad Eboli l’alba di un altro mezzo secolo di grande volley azzurro?