Pallavolo&Professionismo – Il presidente Mauro Fabris e il professionismo per le atlete nel volley

Ieri sui siti e le agenzie, oggi sui media più tradizionali, si fa un gran parlare dell’emendamento della legge di Bilancio che apre al professionismo per le atlete italiane con uno sgravio contributivo. Il presidente della Lega Femminile Mauro Fabris è intervenuto sul dibattito che ha scaturito la cosa. Il n.1 dei club femminili ha subito sottolineato le conseguenze economiche che una apertura in tal senso potrebbe provocare nel movimento di vertice. Insomma come ormai da molti anni si dibatte anche a livello maschile l’organizzazione delle nostre società è tale che l’apertura al professionismo degli atleti porterebbe a sconquassi nel movimento a livello economico… Ecco l’intervento di Mauro Fabris al riguardo.
“L’approvazione avvenuta ieri in Commissione Bilancio al Senato dell’emendamento alla Legge di Bilancio che apre al professionismo per le atlete italiane introducendo uno sgravio contributivo del 100% per tre anni e innovando l’obsoleta legge del 1981, rappresenta certamente un passaggio importante e un’opportunità che accogliamo positivamente. Per quanto ci riguarda, rappresenta il riconoscimento che la pallavolo femminile è approdata a livelli di eccellenza tali da poter definirvi una figura professionale qual è, oggi, quella della pallavolista professionista”.
“Ma la pallavolo – rileva Fabris – non è uno sport riccamente e politicamente assistito com’è il calcio che – lo si è visto negli ultimi anni – nel momento in cui a livello di strategia generale ha deciso, insieme a grandi aziende di articoli calcistici, di promuovere il calcio femminile, vi ha fatto semplicemente confluire parte degli ingenti contributi dai Club al maschile, per ottenere il risultato atteso. Uno dei tanti effetti della monocultura calcistica imperante, per cui pur essendoci un divario enorme nel nostro Paese con la pallavolo femminile, in termini di risultati e di qualità sportiva espressa, il calcio femminile ottiene di più e più in fretta. E cosi potrà fare con le calciatrici professioniste, se lo vorrà, caricando i relativi oneri sui ricchi budget delle case madri dei Club maschili”.
“Con le nostre Società e la Federazione dovremmo dunque fare una seria riflessione sulla questione. E’ del tutto evidente che un salto tout court dalla situazione attuale al professionismo avrebbe un impatto enorme sui costi di gestione delle nostre Società. Il tesoretto di 8 milioni in tre anni per la deducibilità fiscale, previsto dalla norma approvata, è limitatamente incentivante. Riconosciamo comunque al sen. Nannicini che l’ha proposto e a quanti l’hanno firmato un grande merito”, prosegue il presidente di Lega.
“Ma non a caso – ricorda Fabris – in epoca recente, quando la Lega Pallavolo Serie A Femminile e io personalmente fummo coinvolti dall’ex Ministro Giorgetti al tavolo di lavoro per fornire contributi e suggerimenti nell’ambito della riforma della disciplina del lavoro sportivo, avanzammo la proposta di introdurre una figura nuova, che superasse lo schematismo dilettante-professionista. Questo tenuto conto che la dimensione economica dell’attività svolta dalle pallavoliste non consente, in molti casi, l’esercizio esclusivo dello sport come unica attività lavorativa. Proponemmo perciò per le pallavoliste, attualmente inquadrate come dilettanti, l’introduzione di una fattispecie contrattuale “nuova” nell’ambito della legislazione lavoristica – ad esempio, semi-professionista -, a metà tra il dilettantismo e il professionismo, con un peculiare inquadramento contributivo per salvaguardare il saldo complessivo degli oneri a carico dei Club. Condizioni indispensabili per cominciare a intraprendere questo percorso. Su queste basi siamo disponibili ad avviare il confronto con FIPAV e Governo”.