Pallavolo FIVBMensU21 – Baby Italia, la piramide d’oro

(Carlo Lisi per il Corriere dello Sport) Il volley italiano ha aggiunto un’altra gemma alla sua eccezionale storia di successi giovanili in campo internazionale. Il trionfo della squadra di Angiolino Frigoni nel Mondiale Under 21 maschile, copre l’ultimo vuoto nell’albo d’oro tricolore. L’Italia in passato aveva vinto 2 Mondiali in tre categoria con l’U19 maschile, con l’U18 e l’U20 femminile, mai con quella che un tempo veniva definita juniores. Non c’erano riusciti i futuri dominatori del volley mondiale, la generazione di fenomeni; non c’erano riusciti i campionissimi del decennio successivo che avevano regalato la base del terzo trionfo iridato nel 1998; non c’erano riusciti soltanto due anni fa, molti dei ragazzoni che ad inizio settembre hanno sbaragliato la concorrenza Europea. Grandi gruppi di giocatori che si erano sempre fermati sul secondo gradino del podio

23 Le medaglie d’oro vinte dalle giovanili azzurre complessivamente tra maschi e femmine, 7 nei mondiali e 16 negli Europei. Quest’anno l’Italia ha trionfato nell’U20 femminile e nell’U21 maschile

Ci sono riusciti invece Michieletto ed i suoi compagni. Il martello cresciuto e svezzato a Trento oggi più che mai deve essere considerato un leader dell’Italia di domani. Ama la maglia azzurra, che praticamente ininterrottamente ha indossato da maggio a domenica scorsa giocando tra l’altro le Olimpiadi a Tokyo e vincendo l’Europeo assoluto a Katowice. Per il suo amore verso il tricolore, ma anche per l’unione di intenti che ha sempre avuto con i suoi giovani compagni, si è di slancio rimesso in campo ed ha contribuito a centrare un altro grande successo, in questo magico 2021.
La bravura e la voglia di giocare ed emergere di Michieletto, non deve oscurare quello che hanno saputo offrire in campo tutti gli altri suo compagni che nelle 8 gare giocate hanno avuto soltanto due set di sbandamento in semifinale (che potevano costare carissimo…) ma per il resto hanno giocato e vinto 24 set in maniera netta e perentoria. Parliamo di Rinaldi che ha avuto l’onore di alzare la Coppa come capitano, di Porro, di Catania, di Crosato e Cianciotta, di Stefani implacabile realizzatore del punto della vittoria. E anche di chi ha avuto poche chances di farsi vedere, ma che ha sempre risposto positivamente sul campo quando è stato il suo turno: da Gottardo a Ferrato, da Schirò a Magalini, per finire a Comparoni. Dieci di loro avranno la possibilità di farsi valere nella prossima SuperLega che s’inizia nel fine settimana, accanto a tanti fuoriclasse, accanto ai fratelli appena più grandi che guidati da De Giorgi hanno trionfato e stupito nell’Europeo. Una linfa bianco rosso e verde, che il vertice del movimento del volley italiano non deve sprecare e deve “sfruttare” impiegandola al meglio anche nel campionato più bello e importante del mondo.
Il percorso tecnico condotto dai neo campioni del mondo è la fotografia del modello italiano che ormai da oltre 30 anni vince e fa piangere di gioia i tifosi. Questi ragazzi usciti dalle selezioni territoriali, cresciuti sotto la guida di tecnici che tutto il mondo ci invidia, sono entrati nel giro azzurro da giovanissimi. Hanno vinto il Mondiale under 19 con Vincenzo Fanizza in panchina poi sono stati affidati ad Angiolino Frigoni con cui hanno conquistato l’argento in Europa nel 2020 dietro la Russia, trasformato in oro domenica nella categoria che apre le porte al grande volley.
Frigoni un tecnico che ha regalato all’Italia gran parte della sua carriera, prima come fedelissimo vice di Julio Velasco (che oggi è il Direttore tecnico delle nazionali azzurre maschili) alla guida dell’Italia vincente degli anni 90; poi come ct della prima nazionali tricolore femminile qualificata per i Giochi Olimpici nel 2000. Ed ora tornato ad insegnare pallavolo e come si vince a questo gruppo fantastico.
Da molte parti ci si chiede quale è l’elisir segreto di questa pallavolo italiana, che ormai da quasi 40 anni vince con grande continuità nella logica alternanza dello sport, a tutti i livelli. Nessuna pozione magica, soltanto lavoro e passione che allenatori di grande qualità riescono ad insegnare in campo e fuori tramandandoli di generazione in generazione.