Pallavolo Storie – Quando scriviamo Giannelli mettiamoci sempre un grande MVP accanto per non sbagliare

(Carlo Lisi per iVolleymagazine.it) C’è il positivo rischio che diventi l’Mvp per antonomasia del volley internazionale. Simone Giannelli ha monopolizzato il premio individuale più ambito dai grandi campioni nelle ultime 3 grandissime manifestazioni a cui ha preso parte: nel 2021 lo ha vinto nel Campionato Europeo, in questo 2022 che ci sta per lasciare è stato premiato in entrambi i Mondiali di cui si è messo la medaglia d’oro al collo: kin quello assoluto vinto con l’Italia indossando anche la fascia del capitano a Katowice e ieri sera dall’altra parte dell’Oceano a Betim dove ha guidato la Sir Safety alla conquista del primo storico trofeo internazionale.
Che Simone fosse un predestinato lo si è capito subito, sin da quando poco più che ragazzino guidò Trento a vincere lo scudetto nel 2015, come Mvp naturalmente. Il mondo lo avrebbe scoperto poco dopo in una World Cup difficilissima in Giappone, quando grazie alle sue giocate l’Italia strappò una meritata qualificazione contro pronostico.
Capimmo subito che si trattava di un fuoriclasse, un leader nato, per il modo naturale con cui si rapportava anche con grandissimi campioni. Lui ragazzino, molti già celebrati, ma sempre disponibili a seguire le sue invenzioni.
Di anni ne sono passati diversi. E ormai tutti sanno chi è Simone Giannelli. Siamo talmente abituati a vederlo fare meraviglie in campo, che non le apprezziamo più completamente. Come gli interminabili e precisi palleggi che tagliano il campo da posto 1 a posto, o la sua qualità di avere sempre il tempo giusto per beffare l’avversario di “seconda” e di sinistro quando la ricezione glielo permette.
Simone è il grande simbolo della pallavolo italiana dell’ultimo decennio, ma ce lo potremo godere ancora a lungo: intanto quando scriviamo di lui mettiamoci sempre un grande MVP accanto, per non sbagliare.